Il flamenco (T. 92)

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Descrizione

Da molti anni lavoriamo con il flamenco e spesso ci capita di verificare che in Italia poco o nulla si sa di quest’arte originaria dell’Andalusia. Nota al pubblico come danza, più che come vero e proprio fenomeno artistico, il flamenco è spesso identificato con un’immagine convenzionale e distorta della Spagna, e ridotto a puro svolazzamento di vestiti che, nell’immaginario collettivo, evoca la sensualità e la passionalità. Ma, come rileva Rafael Lafuente in Los gitianos et flamenco y los flamencos, la parola flamenco non indica semplicemente una particolare forma di canto o di danza, ma anche una posizione psicologica di fronte alla vita, una cultura.
In Italia non si ha l’opportunità di entrare in contatto con un mondo flamenco genuino, perché il nostro paese non è stato meta di emigrazione spagnola e non abbiamo avuto come il Belgio, la Germania e la Francia folte comunità andaluse che hanno abituato i paesi ospiti al ritmo flamenco. Per questo motivo ci stiamo avvicinando a questa cultura un po’ in ritardo rispetto al resto d’Europa e purtroppo soltanto tramite mezzi di comunicazione (televisione, cinema, teatro) che non sono il suo veicolo naturale. Tuttavia i media hanno avuto il merito, attraverso fenomeni come Paco de Lucia, Cristina Hoyos, Antonio Gades, i film di Carlos Saura e più recentemente Joaquin Cortes, di richiamare l’attenzione del pubblico su questo fenomeno artistico.
La storia, gli stili e gli interpreti del flamenco, un’arte da guardare, da sentire, da vivere.
– il canto flamenco, espressione delle più profonde passioni umane
– il ballo, vistuosismo e magia dei movimenti, potenza dei gesti
– l’arte flamenca della chitarra e della nuova musica strumentale